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Attraverso una società di intermediazione, l'uomo sarebbe riuscito a trovare la visura camerale di un farmacista per erogargli un finanziamento direttamente dalla banca dove lavorava. La truffa inizia nel 2007, quando un farmacista denuncia il suo caso.
L'Istituto di Credito avrebbe consegnato una lettera al farmacista che lo informava che il finanziamento era stato erogato sul suo conto. Peccato, però, che l'uomo non avesse richiesto nessun prestito.
Si va a verificare la transazione: non manca nulla nella documentazione. La carta di identità del farmacista, la visura camerale della sua farmacia, il conto corrente: le carte sono in regola. I movimenti sul conto hanno poi evidenziato la truffa: dopo pochi giorni dall'accredito, il denaro era stato versato in altri conti correnti, per poi essere sbrigativamente chiuso.
Il finanziamento aveva un valore di 215mila Euro. Una maxi-truffa, dalla quale poi sono partite le indagini. L'ex direttore di banca, con il complice di una società di intermediazione, utilizzava la visura camerale del presunto richiedente per il furto di identità necessario per ottenere il prestito.
Versato il contante, i due ritiravano e sparivano. Né l'Istituto di Credito dove lavorava l'ex direttore, né la società di intermediazione dove lavorava il complice sapevano quanto i due pianificavano alle spalle delle rispettive attività e dei clienti truffati con la visura camerale.
A gestire “l'affare” sarebbe stato l'intermediario, che avrebbe poi girato all'ex direttore di banca un “ringraziamento” di 15mila Euro. Da questo assegno, gli inquirenti sono riusciti a risalire all'abitazione dell'ex bancario.
In una valigia presente nella sua abitazione sono state così trovate le visure camerali dei truffati e altri documenti relativi ai furti di identità. Ora, il processo va avanti, mentre le aziende si sono affidate a dei legali per sbrogliare la matassa.
Nella prima sentenza, il giudice ha dichiarato che l'assegno versato mostra i rapporti tra i due e come usassero le visure camerali per sottrarre denaro alla banca attraverso gli imprenditori (che nulla potevano immaginare se non quando ormai era troppo tardi).
L'accesso alle visure camerali è riservato ai soli addetti ai lavori: è da chiarire come i due siano entrati in possesso della documentazione sensibile e come sia stato facile per loro attuare la truffa.