La telemedicina come diagnosi delle malattie cutanee

Nel caso delle malattie della pelle, la telemedicina è in grado di cambiare la diagnosi, migliorare le cure ed aumentare il benessere dei pazienti. Con una procedura semplice ed ormai alla portata di chiunque, ovvero fotografando la lesione sospetta o da monitorare e inviandola via email al medico, si riesce a migliorare di parecchio l’assistenza dermatologica, secondo uno studio apparso sugli “Archives of Dermatology”, condotto su poco meno di 1.500 persone seguite in una clinica universitaria della California. Secondo molti, la telemedicina è proprio la via giusta da imboccare per la sanità del futuro, per renderne sostenibili i costi e per migliorare l’efficienza dei servizi.

 

Con l’aiuto della nuova tecnologia, ovvero di smartphone, tablet e computer sempre più moderni, il medico può fare diagnosi e monitoraggi a distanza, riducendo di parecchio le spese, ma con una “vicinanza” al paziente molto maggiore rispetto a quella che è possibile ottenere attraverso le normali visite ambulatoriali. La dermatologia sembra essere uno dei settori di applicazione più promettenti: il paziente infatti può fotografare da solo l’area cutanea interessata da una malattia, non c’è bisogno di usare strumenti speciali per avere i dati che servono al medico. Sonia Lamel ed i suoi collaboratori dell’università di Davis, in California, hanno così deciso di studiare se seguire i pazienti attraverso la telemedicina non sia addirittura meglio che usare i soliti metodi più tradizionali e per farlo hanno esaminato 1.490 pazienti che avevano già ricevuto un consulto di dermatologia a distanza da parte di specialisti di un grosso centro dermatologico universitario. Poco più di 300 erano stati visitati due o più volte dai medici “a distanza” e tutti erano stati indirizzati alla telemedicina dai medici di base.

 

I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di ogni paziente, per capire se il consulto specialistico di dermatologia a distanza avesse in qualche modo influenzato le terapie e gli esiti delle malattie dei partecipanti ed hanno scoperto che nella maggioranza dei casi e, precisamente nel 70% dei pazienti, il consulto a distanza ha modificato la diagnosi espressa dal medico di base. Spesso il medico generico aveva ipotizzato che il paziente avesse un’infezione dermatologica, per poi scoprire invece, grazie allo specialista, che si trattava invece di un processo infiammatorio primario; in altri casi il medico di base aveva diagnosticato una lesione benigna, che era in realtà risultata maligna e viceversa,. L’aiuto del dermatologo esperto poi, anche se a distanza, non è stato irrilevante neanche in materia di terapie. Nel 67,5% dei casi si è iniziata o si è modificata una cura, in oltre un quarto dei pazienti si è deciso per un intervento chirurgico o comunque per qualcosa di diverso dai farmaci prescritti dai medici di base. Complessivamente, ben il 97,7% dei consulti di dermatologia a distanza ha modificato qualcosa nella gestione della malattia. Insomma, nel prossimo futuro niente più file nella sala d’attesa del medico, ma foto spedite per email dunque.